Salò

Acrilico, collage di quotidiano, bitume liquido, Tela, 2023

SALÒ Il vetro rotto, la ferita. "Salò o le 120 giornate di Sodoma" è l’ultimo film diretto da Pier Paolo Pasolini, finito di girare nel 1975 e presentato postumo in anteprima al festival Cinematografico di Parigi il 22 novembre 1975. Pasolini viene ucciso il 1 novembre e non vedrà mail il film nelle sale: uscirà in Italia all’inizio del 1976 ma verrà presto ritirato. Poi tornerà visibile, dopo censure e processi, nel 1978. Narra la crudeltà terribile e spregiudicata delle varie forme di potere (di casta, religioso, giudiziario ed economico). “Faccio un film perverso per protesta contro la perversione che è ormai dappertutto”. Aveva detto Pasolini. Anche questo mio dipinto esce “postumo”. Esce dopo rispetto alla serie di quadri su Pasolini proposta dicembre del 2022 nella personale Frut Fantassút Zòvin Zovinút. Pier Paolo Pasolini 1922-2022 e poi ad aprile 2023 nella piccola mostra Pasolini 101 anni dopo. La nuova gioventù. Considero il film un vetro rotto, in frantumi, tagliente; una ferita che fa male, una serie di atrocità infinitamente sgradevoli e inquietanti. E tuttavia atrocità simili o ben più grandi, agite in modo spregiudicato dai medesimi poteri a cui alludeva Pasolini, sono diffuse e all’ordine del giorno. E non è il caso di negarle o peggio, girarsi dall’altra parte. Eppure nel film, come credo nel mio quadro, appare al vittima di tutto questo male, le vittime di queste atrocità. Ragazzi e ragazze, che poi sono figlie e figlie di chi non vuole collaborare alle atrocità e all’indifferenza. Sono bellezza, sono nuova generazione che porta un fiore, come la Primavera. Non vorrei abbandonarli, lasciarli soli al non senso e all’egoismo crudele, consumista e spregiudicato. Raccogliamo il loro fiore… e non lo calpestiamo. LP

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